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E’ un momento piuttosto complicato e sia la cucina sia la scrittura ne risentono, ma l’altro giorno ho visto la ricetta del Cosciotto d’agnello sulla Gazzetta Gastronomica e ne sono stato fulminato. L’ho realizzata per l’Apprensiva che tornava stravolta dal Salone del Libro e ha avuto un discreto successo.
Qualche accorgimento : bisogna comprare il cosciotto intero e poi disossarlo e pulirlo del grasso sottocutaneo con pazienza, facendo attenzione di non bucarlo ( ma è ammesso una ricucitura alla Rambo….). PS per due persone si potrebbe provare la spalla…
Quest’anno la campagna contro lo sterminio degli agnelli, con il corredo di foto commoventi, è stata più forte del solito e io, nonostante la passione mia dell’Apprensiva per questa carne il nonsenso di preoccuparsi di un tipo di cuccioli e non degli altri, ho optato per la faraona, tanto per i pulcini non piange nessuno.
Ho però deciso di farla “strana” all’iraniana, soprattutto perché era un po’ che volevo fare un piatto con le albicocche secche: le compravo e poi regolarmente ce le spiluccavamo davanti alla televisione senza che potessero avere un utilizzo culinario. Il risultato è stato un piatto oriental-rinascimentale molto piacevole con un contorno di riso basmati cotto in pilaf.
Faraona all’iraniana
Ingredienti: una faraona, gr 125 albicocche secche, gr 125 prugne secche denocciolate, gr 25 uva passa, una mela renetta, una cipolla, gr 20 di burro, cannella, pepe, sale. Preparazione: fiammeggiare la faraona sul gas per bruciare le piumette, passare nel mixer prugne, albicocche, la mela a pezzetti e l’uvetta, tritare la cipolla e farla appassire col burro, aggiungere la frutta, far insaporire e regolare di cannella, sale e pepe. Riempire la faraona con il composto, cucirla, salarla e peparla, metterla nella pentola Romertropf (o altra teglia in questo caso la cottura si riduce di quasi la metà, ma bisogna controllare che non si bruci o non si asciughi troppo, che la Faraona è traditrice) a forno spento e cuocere a 180° per due ore. Tagliare la faraona a pezzi e servire mettendo il ripieno a condimento del riso pilaf.
Bibl. C. Roden La cucina del medio oriente e dell’africa del Nord Ponte alle Grazie
in tutte le città ci sono dei locali che non raggiungono vette di qualità o di innovazione, ma sulla base di un solido mestiere e di una concreta attenzione al cliente resistono per generazioni nutrendo operai, studenti, impiegati e nottambuli con un menù caratteristico e un buon rapporto qualità/prezzo.
La Trattoria Toscana di Via Vanchiglia a Torino è uno di questi e l’ho scelta per un Pranzo di Ringraziamento con l’Irriducibile e l’ Artista, le padrone non sono particolarmente affabili ( ma quale toscano lo è ?) il menù sterminato e abbiamo mangiato con soddisfazione: ribollita, gnocchi di spinaci al taleggio, agnello arrosto ( l’Irriducibile ama svisceratamente gli animali ma non resiste agli agnelli…) e bistecca al lardo.
La conversazione dopo le felicitazioni e i commenti di rito sulla lentezza della giustizia, è passata alle difficoltà di lavoro dell’Artista ( provate voi a lavorare con la cultura di questi tempi) sulle difficoltà a scuola della Perla ( mobbing da parte di una baby gang scolastica). Per alleggerire la situazione sono intervenuto con Fermi tutti! adesso spettegoliamo per un quarto d’ora sul nuovo fidanzato della Tennica! A cui è seguito un soddisfatto commento analitico della situazione, le maggiori informazioni comunque le avevo io in funzione di un antico privilegio del pater familias : fin da quando erano adolescenti al momento della comunicazione ufficiosa di un nuovo fidanzato potevo rivolgere uno stringente interrogatorio sulle caratteristiche socio/cultural/politico/lavorative del nuovo venuto, la poverina poteva rispondere, tacere, balbettare confusa o accusarmi di essere un impiccione, ma questo forniva un quadro di riferimento alla comunità. In questo caso la valutazione unanime è stata positiva.
Uscendo, siccome il DNA non è acqua, l’Irriducibile e l’Artista hanno cominciato a discutere perché l’Artista ( che in cuor suo si ritiene depositaria di fondamentali verità, mentre non sa che quel deposito è mio ) voleva indurre sua madre a utilizzare i parcheggi sotterranei che l’Irriducibile aborrisce per una larvata claustrofobia. A questo punto ho detto: Facciamo così tu guidi la macchina nel parcheggio sotterraneo, mentre l’Artista mangia un piatto di spinaci ( verdura che aborre e su cui ci sono divertenti storie sado/familiari) mentre da dietro la Perla vi critica perché fatte tutte quelle storie….
Ebbene sì ! Dopo averla tenuta riposta in cima a un armadio a prender polvere, ho scoperto le meraviglie di questa pentola di terracotta e tendo a utilizzarla ossessivamente.
I motivi sono due:
– mantiene morbidi gli arrosti, ma sul finale li caramella rendendoli gustosi
– cuoce per tempi lunghissimi ( e io adoro le preparazioni lunghe ) ma necessita di poche attenzioni: bisogna bagnarla per mezz’ora prima dell’ uso, metterla nel forno freddo, girare il contenuto ogni mezz’ora ( magari sul finale più spesso…)
L’ Apprensiva non lo sa ma ce ne sono svariate forme, fra cui una a banana che non mancherò di comprare prima o poi.
Per Pasqua ho preso un mezzo agnello dal negozio di specialità sarde sotto casa, mi hanno chiesto se volevo la testa o le interiora, ho optato per la testa ma non l’ ho usata , mi faceva troppa impressione…..
L’ agnello mi piace, ma tendo a cucinarlo con molti aromi per allontanare il sentore di selvatico
Ingredienti: un cosciotto d’agnello, pancetta o guanciale, timo, menta, sale e pepe, mezzo bicchiere di brodo.
Preparazione: mettere a bagno la Romertopf, tritare timo e menta, mescolare con poco sale e pepe, massaggiare il cosciotto con l’ impasto, foderare il cosciotto con il guanciale tagliato sottile e legare. Mettere il cosciotto nella pentola con ½ bicchiere di brodo e due spicchi d’aglio, mettere nel forno freddo e cuocere per 2 ore a 180°, togliere il cosciotto slegarlo e servire versando il sugo caldo.